La mostra di Giorgio Baldoni Traces presenta per la prima volta al pubblico un nucleo di trenta fotografie sul tema del corpo.
Un progetto in linea con la ricerca dell’artista che da anni si muove sul crinale dell’analisi sociale e individuale dell’uomo contemporaneo, attraverso la scultura in primis ma utilizzando da sempre anche altri linguaggi.
Nel catalogo di mostra Federica Facchini ha scritto: «Con il progetto Traces, come anche in altri progetti precedenti, Baldoni desidera percorrere e indagare nuove direzioni, nuove modalità di fruizione verso approcci più aperti e socializzanti che possano attivare “connessioni altre” tra persone, per agire nel mondo e per il mondo. Un modo per dimostrare come l’arte sia davvero (non solo retoricamente) uno strumento che unisce e abbatte le barriere e un metodo di inclusione sociale.
Baldoni sceglie di connotare le immagini di Traces in maniera simbolica attraverso l’uso del valore invertito dei colori e dal contrasto con alcune radiografie. La radiografia usata in campo medico sul corpo umano e nel restauro sul corpo dell’opera d’arte, viene qui utilizzata per ricavare dalla tecnologia nuove icone capaci di stimolare narrazioni, ipotesi, riflessioni o anche solo stimoli visivi».
Con questo progetto l’artista intende sollecitare nuove percezioni in grado di migliorare la qualità della vita, rincorrendo il sogno di una nuova società proiettata verso il futuro, una società inclusiva che possa essere vicina a tutti, senza lasciare indietro i più deboli: la mostra persegue delle finalità sociali, poiché intende permettere la fruizione anche ad un pubblico di non vedenti e ipovedenti a cui solitamente non è data la possibilità di accesso nelle esposizioni di tipo tradizionale. L’arte per esprimersi ha bisogno dei sensi che la trasformano in esperienza estetica con finalità anche educativa. Solitamente i sensi privilegiati per percepire questa esperienza sono la vista e l’udito. Il tatto, però, più di qualsiasi altro senso si muove in una stretta connessione con la vista e con lo spazio, infatti è l’unico senso capace di poter sostituire la vista stessa.
Nuovi atteggiamenti possono avere indubbiamente una finalità educativa, un risvolto ed una influenza sul tessuto socio-economico della città e dei suoi abitanti, in uno scambio continuo tra le persone. Modificare vecchi atteggiamenti nei confronti delle disabilità può essere fatto attraverso delle esperienze dirette, magari mediate da un’opera d’arte, “Traces”.