CHANGE – Follow the Penguin


Il progetto dal titolo CHANGE – Follow the Penguin, è iniziato nel 2020 con un’esposizione di sculture dell’artista marchigiano Giorgio Baldoni all’interno di Casa Cava, uno dei “Sassi” di Matera.
«Con una tecnica povera, quasi francescana, come quella della cartapesta, Baldoni plasma con grande sintesi espressiva gli aspetti vitali che appartengono indistintamente a tutti, quali la vita, la morte, l’amore, la violenza, la sofferenza, la determinazione. Ne risultano composizioni narrative di grande suggestione, dove l’avorio increspato
delle superfici porose a volte è vivificato da sbavature e sgocciolamenti pittorici a evidenziare la corruttibilità delle cose dell’esistenza. Sono frammentazioni che hanno qualcosa di archetipico, di ancestrale, che comunicano un’attesa, la cristallizzazione di istanti. Egli traduce in forma plastica con una notevole tensione comunicativa, la pulsione delle emozioni e del vissuto. Baldoni infatti si interessa al momento, cattura l’attimo, per tentare di cogliere quel profondo delle cose che a volte è aleatorio, sfuggente, rapido e che si cela dietro la forza dei simboli. Le installazioni di Giorgio Baldoni hanno un afflato poetico e mistico. Conducono lo spettatore in uno spazio-tempo sospeso che invoca dimensioni dimenticate, nascoste, imprigionate nella memoria individuale e collettiva»1.
Con il progetto CHANGE Baldoni desidera percorrere e indagare nuove direzioni, quelle dell’urgenza di un cambiamento, che questa volta sente di trasmettere al fruitore in maniera differente, non passiva attraverso la pura visione dell’opera, ma attiva attraverso un coinvolgimento partecipativo.
Per questo la parola chiave del progetto è “connessioni”: non più scultura, pittura, video o performance ma connessioni – di azioni vitali e di pensiero – tra persone, per agire nel mondo e per il mondo.
Da anni e sempre più spesso, si è parlato e si parla di sostenibilità ambientale, di cambiamento climatico, di inquinamento, di siccità, consumo del suolo, di distruzione del paesaggio, di desertificazione, di innalzamento dei mari, di emissioni sempre più nocive di Co2 e Co4, di costruzione indiscriminata, di esperimenti nucleari, di riscaldamento globale, di antropocene insomma.
CHANGE desidera essere un percorso antropologico e sociale perché il cambiamento deve partire dall’uomo e perché inevitabilmente le scelte fatte, nel bene e nel male, ricadono sull’uomo.
É necessario parlare di multiculturalismo, di fratellanza, di pace ma anche di compromesso, di pazienza, di educazione, di cultura, di elasticità anche riguardo l’accettazione di situazioni che a volte non ci appartengono per poter andare avanti con equilibrio, buon senso e consapevolezza.
Termini che oggi stanno sfuggendo a tanti, troppi.
Non a caso ultimamente, e sempre più spesso, si sente parlare di «una nuova forma di arte politica: l’artivismo. Gli artivisti si interrogano su alcune emergenze del nostro tempo. Aprono piste sulla superficie della cronaca. Si impegnano in atti concreti, coraggiosi, visionari. Per immaginare un altro presente», come spiega bene Vincenzo Trione nel suo ultimo libro2. Nei disomogenei scenari dell’arte del nostro tempo, Vincenzo Trione individua l’affermarsi di una tendenza: l’arte politica, compendiata dall’espressione «artivismo». Ne sono protagonisti artisti-intellettuali, che percorrono vie differenti. Alcuni realizzano opere volte a testimoniare le urgenze della cronaca e il dramma dei migranti. Altri costruiscono installazioni attente a questioni ambientali ed ecologiche. Altri ancora, come gli street artists, propongono colorate forme di riestetizzazione urbana, nelle quali, spesso, commentano fatti ed eventi dell’attualità:
originali interventi all’interno di contesti segnati da emarginazioni e da problemi sociali. Ipotesi diverse per dire con forza le ragioni dell’impegno civile.
Diventa necessario – anzi urgente – pertanto abbandonare la visione antropocentrica che vede la separazione e il predominio dell’uomo sull’ambiente per passare ad una visione ecocentrica fatta da un ambientalismo che vede la conservazione dell’ambiente nel suo complesso come bene primario.
Ci hanno ragionato, scritto, agito, comunicato, scrittori, filosofi, artisti, premi Nobel per risvegliare e scuotere le coscienze ma l’umanità è sempre più spesso impermeabile e la sete di potere e di denaro è capace di soprassedere a tutto ciò. Non è più possibile. Non è più possibile che la volontà di pochi riesca a sottomettere la massa e l’ambiente in cui si vive. È ora che ognuno diventi nel suo piccolo, una particella attiva al cambiamento e al miglioramento collettivo, non più individuale. Forse un’utopia ma fondamentale e necessaria prima di arrivare alla distopia totale. Per tutti.
Come asserito da Timothy Morton nel suo Hyperobjects: Philosophy and Ecology After the End of the World, noi percepiamo le catastrofi solo quando esse accadono. Bisognerebbe quindi invertire il nostro punto di vista e come asseriva Democrito nel V secolo a.C., “…proprio in forza delle attività più importanti, noi siamo allievi degli animali, e, in particolare, dei ragni nel tessere e nel rammendare, delle rondini nell’architettare case, e non meno degli uccelli dal canto soave, del cigno e dell’usignolo nel cantare emulandoli”3 e possiamo aggiungere anche l’esempio delle api e dei pinguini nell’organizzare il proprio vivere comunitario ed “economico”.
Come Alexander Von Humboldt (1796-1859)4 che analizzando la natura parlava per la prima volta di “oecologie” riportando che la natura organica ed inorganica costituiscono un sistema di forze attive con una visione che tratta di relazione del tutto con il tutto, così CHANGE ha una visione sistemica, che evidenzia un sintomo di urgenza e che eleva a proprio simbolo rappresentativo i pinguini ed il loro “essere” sociale.
La lunga migrazione dei pinguini che tornano a dare sussistenza alle proprie famiglie è un mezzo espressivo immediato che viene qui rappresentato tramite una marcia di pinguini dipinti lungo il percorso, tramite t-shirt, affissione di cartelli o utilizzo di stendardi, derìve (a Casa Cava Sassi di Matera, alla 19th Asian Biennale of Contemporary Art a Dhaka in Bangladesh, a Venezia durante la Biennale d’Arte, a Pesaro Capitale della Cultura Italiana 2024 e in altre location) con immagine creata dall’autore, ancora con l’uso di colori “strutturali” biodegradabili, per sollecitare il rispetto ecologico (San Benedetto del Tronto (AP) mostra Rémmaja’ 2023; progettazione di un convegno e performance presso la Cambridge University).
Tutte queste azioni-connessioni, vogliono essere uno strumento di denuncia ma anche uno strumento che partendo dal basso, possa toccare le coscienze delle persone, a partire dai ragazzi, dai semplici cittadini per raggiungere anche i capi politici. Sensibilizzare il mondo sulla tutela dell’ambiente, degli animali ma anche sulla tutela dei diritti umani, diritti che di fatto vengono calpestati ogni giorno, infine sulla richiesta di pace e fratellanza, fattori oggi di vera urgenza anzi di vera emergenza. Intervenire secondo il concetto del Short-term actions/Long-term change5 prelevando uno slogan dal cosiddetto “Urbanismo tattico” una forma di attivismo nato in ambito urbanistico e architettonico.
Non è più possibile voltare la faccia dall’altra parte, ecco allora che CHANGE vuole essere una nuova visione, il punto di partenza per la creazione di un nuovo mondo, dove finalmente l’uomo potrà vivere in connessione con sé stesso, con il prossimo e con la natura: un mondo nuovo, un uomo nuovo.

Progetto a cura di Federica Facchini

Docente di Storia dell’Arte Contemporanea

Accademia di Belle Arti di Urbino

 

1 Federica Facchini, da presentazione mostra Energia Creativa, Venezia Palazzo Albrizzi Capello, e Fermo Palazzo
dei Priori e Sala di San Rocco dell’Arcidiocesi, 2019.
2 Vincenzo Trione, Artivismo. Arte, politica, impegno, Einaudi, Torino 2022.                                                                                                                                                  3 Democrito “Sentenze”, in “I presocratici”, a cura di Hermann Diels e Walther Kranz, 1903.
4 Alexander Von Humboldt (1796-1859) Generelle Morphologie der organismen.